Quando la chiusura mentale del tuo paese d’origine, ti spinge a intraprendere un viaggio verso un orizzonte differente.

La storia che vi racconterò oggi, è di un mio carissimo amico, conosciuto casualmente a Melbourne e trasformatosi con il tempo in un vero e proprio Fratello. Con lui ho avuto la fortuna di condividere il viaggio che ci ha portato alla scoperta di Bali, tra mille vicissitudini e bellissime esperienze. Ve lo presento si chiama Daniele Luciano ed ora la parola passa a te, raccontaci tutto siamo curiosi di ascoltarti.

Sicuramente la prima domanda non può che essere questa, per quale motivo hai deciso di lasciare l’Italia e andare verso un’altra nazione e soprattutto quanti anni avevi il giorno della tua partenza?

Metti in un mixer la curiosità di scoprire cosa c’è oltre l’orizzonte quando sei seduto in spiaggia da piccolo, la monotonia e la chiusura mentale del tuo paese, voler conoscere te stesso, lavorare per tre mesi in un villaggio 60 ore e più a settimana e non essere retribuito, un incidente molto brutto una settimana prima del diciottesimo compleanno e così ne viene fuori la motivazione per la quale a diciannove anni ho deciso di lasciare l’Italia.

Come mai hai scelto proprio quella città?

Scelsi la Germania perché avevo un amico conosciuto nel villaggio dove avevo lavorato in estate e senza saper alcuna lingua straniera da un giorno all’altro mi ritrovai in mezzo a una foresta a lavorare in un ostello con clienti provenienti da qualsiasi angolo del mondo.

CHE FIGATA!

Quindi il lavoro era già assicurato dall’Italia?

Si, il lavoro era già assicurato da quel mio conoscente, ma nei miei diversi spostamenti ho imparato a trovarlo direttamente sul posto.

Ti sei mai sentito solo o hai mai avuto paura durante le tue avventure?

Si, ancora oggi spesso mi sento solo e mi piace, perché il silenzio che mi fa compagnia mi aiuta a essere sempre in viaggio dentro me stesso. L’unica vera paura da tener conto quando si è in viaggio, credo sia quella che proviamo nel conoscere noi stessi, nell’affrontare le nostre insicurezze e limiti mentali. Inizialmente non è facile, ma quando ci si prende gusto la voglia di conoscersi è sempre di più e non c’è paura che possa fermarci.


Come descriveresti il tuo giorno perfetto?

Dipende da come mi sveglio, dipende dagli eventi che succedono, dalle persone che mi circondano e questi due fattori dovrebbero contribuire a rendere ogni giorno perfetto a suo modo.

Ti è mai capitato d’incontrare una persona stravagante fuori da ogni schema sociale?

Si quando ho vissuto a Londra, credo sia tra le capitali della stravaganza. Mi frequentavo con una ragazza di Siviglia, pazza e stravagante. Non usava né social, né telefono e ogni volta incontrarsi era un vero e proprio terno al lotto, ma allo stesso tempo stradivertente. Mi ha fatto apprezzare di più la vita e la semplicità, ma quando aspettavo anche un’ora senza saper se arrivasse o no, mi ha fatto anche odiarla!

Il tuo cibo preferito quello che più ha rapito il tuo cuore qual é?

Oggi può essere la pachamanca peruana, domani la fajitas messicana e
dopo domani un pezzo di pane fresco con l’olio di casa. Letteralmente adoro il cibo e non so dirti quale è il mio preferito, ma posso dirti per certo quello che più mi manca quando sono all’estero è quello italiano, soprattutto quello di casa!

Pensi di essere differente da quando sei partito e ora che stai vivendo questa tua nuova avventura torneresti mai in Italia?

Penso di essere cambiato nel senso di essere più consapevole di chi sono veramente e quel fiore d’uomo che è in me sta piano piano sbocciando. Tornerei in Italia dopo l’apocalisse da superstite insieme ai miei fratelli e sorelle conosciuti in giro per il mondo per ricostruirla come la sogno e desidero ogni giorno!

Il viaggio lo vivo come un’esigenza terapeutica, una prova da superare che ti porta ad accantonare i tuoi limiti con entusiasmo uscendo dalla “confort zone” che alberga nell’abitudine e nella routine di tutti i giorni.

Irene Grandi

Consiglieresti ad altri ragazzi di fare un’esperienza all’estero fuori dalla loro comfrort zone?

Non glielo consiglierei, li obbligherei regalandogli un backpack e un biglietto di sola andata!

Cosa cambieresti del mondo che ti circonda?

Cambierei la mentalità, invece che guardare sempre prima alla materia, all’economia, al progresso, metterei al primo posto la natura e poi la persona.

Un ultima domanda, cos’è per te la felicita?

Non lo so di preciso, in verità, non so se esista la felicità, è quella cosa che ci fa stare veramente bene, nel senso, a volte sei felice per 10 secondi, 1 minuto e le restanti 23h e 59 minuti non lo sei.

Potrebbe essere, trovare la pace interiore, lo star bene ogni secondo della giornata, incurante di qualunque cosa accada.

Daniele luciano

Grazie mille Daniele per aver condiviso con noi la tua esperienza di vita e le tue riflessioni. Noi due ci conosciamo oramai da diverso tempo e penso che tu personifichi letteralmente il viaggio. Sempre con il sorriso e la battuta pronta, la voglia di spendere fino all’ultimo centesimo per scoprire cosa ci sia oltre ogni orizzonte. Studiare le culture differenti dalla nostra e regalare gentilezza a chiunque.

é stato bello essere un portatore sano di felicità insieme a te, tra le strade di bali!

Buona Vita Daniele!

Ci vediamo al prossimo viaggio!

Vi lascio i link per seguire le sue avventure.

4 pensieri riguardo “Quando la chiusura mentale del tuo paese d’origine, ti spinge a intraprendere un viaggio verso un orizzonte differente.

  1. sicuramente non è da tutti lasciare la sicurezza di una vita qua per partire verso mete sconosciute. Quindi complimenti al bel coraggio che ha avuto il tuo amico, e auguri di felicità per sempre, la cosa che ciascuno di noi sogna da sempre….😊👍

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  2. Peccato non avervi conosciuti entrambi a Melbourne! Uscire dalla confort zone a cui siamo abituati e intraprendere viaggi senza sapere a volta cosa ci aspetta, per me credo sia questo, parte della felicità! Perché hai sempre L occasione di essere sorpreso!

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